LO STATO D’ANIMO ERA PAURA, PAURA E ADRENALINA PURA

“La sfida era riuscire a dare il 110 per cento e non cedere di un passo, nonostante la paura. L’avversario sicuramente il più tosto che abbia mai dovuto affrontato fin’ora”


Le parole sono quelle del pugile Davide Colonna, atleta e fighter del Boxing Club Tortona, (già premiato in passato con la cintura regionale) e infermiere di professione presso l’ospedale civile di Tortona.
Coronavirus, la paura dell’ignoto.
Il Covid-19, è un tipo di virus fragile, che si può combattere, affrontare, se non sconfiggere, come minimo indebolire. L’effetto più devastante che il contesto ha avuto sulle persone è un indebolimento psicologico causato dall’ignoto. È una situazione nuova e spaventosa per tutti.
Ogni giorno che passava le notizie sui contagi, i morti, l’economia in calo e altri mille effetti determinati dal virus distruggevano un pezzettino di noi. Siamo stati messi alla prova giorno per giorno, costretti a fronteggiare convivenze prolungate e talvolta forzate, equilibri instabili come le nostre menti, vite sociali ridotte ai minimi termini, attività ricreative e di sfogo annullate. Tutti i giorni rinchiusi tra quattro mura, aggrappati con occhi e orecchie ai bollettini d’informazione.
In questo contesto Davide è proprio uno di quelli impegnati in trincea che si sacrificano ogni giorno per sconfiggere un male invisibile ma potenzialmente devastante.
A gennaio scorrendo le notizie qua e là nessuno pensava che questo virus lo avrebbe toccato da vicino, eppure eccoci qui.

“Marzo è stato il mese della paura vera – racconta Davide – quello di Tortona è stato dichiarato ospedale di riferimento covid-19 per Piemonte Sud. Il Virus in quel periodo era molto aggressivo e nonostante la popolazione con un’età avanzata fosse particolarmente a rischio perché ovviamente più vulnerabile ho visto passarmi davanti agli occhi giovani in evidente difficoltà e via via in peggioramento.
Qualcuno di loro non c’è la fatta, ricordo in particolare un uomo di soli 43 anni morto proprio a causa di questo virus. Sono giornate che non vorresti mai dover affrontare, sono immagini che in quel momento pensi di non poter dimenticare e che ti rimarranno impresse per sempre nella memoria e nell’anima.
Un tempo senza direzione. Lavorare coi tutoni, maschere, guanti, sigillati dalla testa ai piedi e non bere per non dover poi andare in bagno, che a muovere troppo i tutoni …non si sa mai che ti contamini.
Diversi colleghi malati o in quarantena e i turni coperti per forza di cose da colleghi “estranei” alle dinamiche di reparto… La situazione così nuova e senza precedenti ha reso tutto più strano, paradossale e forse anche più difficile”.

Davide Colonna

Chiedo a Davide di raccontarmi com’è stato in una situazione del genere riuscire a convivere in sicurezza con la famiglia e con una passione forte come quella per la boxe.

“Non ho dovuto affrontare nessuna quarantena particolare e non sono mai stato sottoposto a tampone.
Ho fatto gli esami del sangue 10 giorni fa, pur avendo avuto contatti con pazienti risultati positivi, il motivo è che per il sistema ero perfettamente protetto.
In ogni caso i primi giorni ho dormito sul divano con la portafinestra aperta, il resto della mia famiglia era chiusa in camera da letto. Poi la situazione è diventata insostenibile, riposavo molto male sul divano, a marzo di notte fa ancora freddo, avevo bisogno di recuperare forze e lucidità, dovevo essere al 100% per quanto possibile.
Al lavoro approfittavo delle piccole pause. I pochi saltelli sul posto, qualche ripetuta delle combinazioni e ginnastica a terra come unica valvola di sfogo, importanti in quei momenti come acqua nel deserto. Era il mio modo per rimanere aggrappato con le unghie alla realtà.
Poi è arrivato aprile, il lavoro era ormai entrato nella routine, sapevamo come agire ma adesso l’incertezza era per quello che sarebbe successo dopo. Le ferie sospese. Gli allenamenti ancora solo in casa. La voglia di sfogarsi, e nessun sacco a disposizione.
E allora con la memoria tornavo ogni volta li, in palestra, agli addestramenti tecnici e mi ritrovavo a fare uno-due, schivata e diretto, doppiare i sinistri, accennare ganci, coprirmi in difesa e allungare i colpi andando indietro. Il tutto in uno spazio di 2 metri x 3,nella migliore delle ipotesi, ma era talmente reale che rivedevo accanto a me tutti i miei compagni e mi sembrava di sentirli i pugni affondare scaricando tutta la tensione in quei sacchi.
Mi ritrovavo spesso a camminare in reparto “spingendo” un po’ coi piedi, perché correre non è permesso… Non è permesso neanche fuori, ma la voglia non manca.
Poi fortunatamente Nicholas, il nostro allenatore, ha avuto la brillante idea di proporre la challenge coi compagni di palestra, allenamenti in videoconferenza rigorosamente da casa.
E finalmente è arrivato lo sblocco del lockdown e la ripresa della corsa all’aperto, in attesa della vera e propria attività di palestra… Stiamo tornando gradualmente alla normalità.”

COSA PENSI DI CHI ORA VI CHIAMA EROI? NON CREDI CI SIA UN POCHINO DI IPOCRISIA IN QUESTA PAROLA? È SEMPLICE RICONOSCENZA SCATURITA DALLA PAURA O LA GENTE HA DAVVERO CAPITO QUELLO CHE FATE TUTTI I GIORNI NELLA NORMALITÀ?

Davide si fa più accigliato: “Ipocrisia, pura e semplice Ipocrisia. Siamo passati da essere statali rubastipendi ad essere eroi a seconda dell’umore popolare.
Ipocrisia anche da parte delle istituzioni, che tagliano da anni i fondi, compresi quelli per gli aumenti di stipendio. Doppia ipocrisia quando ci promettono mensilità extra (di loro iniziativa, senza che nessun rappresentante di categoria chiedesse nulla) che si rivela praticamente offensiva.
Noi operatori sanitari ogni giorno cerchiamo di fare il nostro meglio e rischiamo la salute con fonti probabili di contagio e non ci hanno mai sostenuto sul fronte economico o con risorse aggiuntive e adesso?
Ci chiedono di rischiare per davvero, e non su una base ipotetica, la nostra salute barattando un po’ di denaro in più.”

SECONDO IL TUO PUNTO DI VISTA IL POPOLO ITALIANO IN GENERALE COME HA REAGITO ALL’ISOLAMENTO?

“Credo che il governo abbia imposto un lockdown assolutamente giusto, per quanto rigido.
I contagi viaggiavano veloci, per quello che si vedeva “da dentro”.
La percezione dei “non sanitari” penso sia piuttosto diversa.
Il giorno stesso che il paese è stato messo in quarantena, una parte del popolo ha deciso che doveva emanciparsi dalle norme messe in atto.
Forse c’è stata poca informazione o poca fiducia nel giornalismo italiano o forse le informazioni sono state date in modo poco incisivo.
Tutto sommato il lockdown è stato rispettato abbastanza bene “.

CREDI CHE COME DICONO CI SARÀ UNA SECONDA ONDATA ANCHE PIÙ FORTE DELLA PRECEDENTE?

“Forse, secondo la mia esperienza potrebbe esserci una seconda ondata con i primi freddi come a volte succede con i virus influenzali.
Speriamo di no.
In questo caso, ci troverà pronti.
Più pronti di prima.
Forti delle fatiche già fatte”.


Sono le parole di un infermiere italiano… Ovvero di un pugile italiano.
Non fa nessuna differenza.
(S.S.B.R)