ANDRA’ TUTTO BENE !!!!!

Dopo più di una decina di decreti e diverse ordinanze, a distanza di circa due mesi dai primi contagi ci troviamo a fare tutti un bilancio ma soprattutto a cercare di mettere il naso fuori provando ad infilare un piede nella porta con il timore che venga velocemente richiusa.


Al di là del disagio della quarantena ci sono questioni che devono essere affrontate, certo con diverse priorità, ma nella stessa misura.
A questo proposito, consapevole del fatto che la pandemia, un vero e proprio attentato alla salute mondiale, ha scatenato drammi veri e purtroppo irreversibili a livello umano e dribblando il discorso economico, vorrei spostare l’attenzione su un argomento se vogliamo ‘più leggero’ ma che rappresenta una situazione critica e veramente spinosa per moltissime persone che in questo momento cercano di ripartire: Lo sport

Non mi riferisco a sportivi passivi, quelli che accendono la TV ritrovandosi orfani di partite e gare di ogni tipo, e nemmeno agli irriducibili che hanno riempito gli stadi fino all’ultimo, quando il virus era già largamente diffuso, fino a che finalmente un decreto non lo ha impedito.
Parlo di sportivi attivi, atleti a tutti i livelli, gente che si allena diverse ore a settimana con costanza e sacrificio e per i quali fermarsi completamente per tanto tempo significa perdere tono muscolare, fiato, velocità e forma fisica, significa dover lavorare molto duramente per raggiungere di nuovo gli stessi standard e magari per essere ancora competitivi in un confronto.
L’ultimo intervento del Presidente Conte offre già una panoramica a tal proposito sul prossimo decreto, quello del 4 maggio, dove è prevista la ripresa degli allenamenti di interesse nazionale, ma solo per alcune discipline individuali. Palazzo Chigi emanerà delle linee guida che serviranno al Ministro Spadafora, in collaborazione col solito comitato tecnico-scientifico, di indicare una serie di elementi tramite i quali le federazioni potranno autovalutare i fattori di rischio.
In primis come prevedibile c’è il ‘contatto fisico’ tra atleti, ne consegue che tutti gli sport da combattimento, pugilato, kick boxing e tutte le altre arti marziali, sono in testa alla classifica, seguiti a ruota da quasi tutti gli sport di squadra.

E mentre il mondo del calcio, ma soprattutto tutto del business che lo circonda, piange pestando i piedi aspettando il 18 maggio (data in cui dovrebbero riprendere anche loro), i fighters dilettanti e professionisti di tutta Italia che del loro sport hanno fatto una filosofia di vita, non si sono mai persi d’animo e senza tanta confusione hanno cercato alternative.
È una fortuna per me poter seguire e vedere con i miei occhi anche in questa situazione, grazie ai potenti mezzi della tecnologia e rapporti di amicizia costruiti nel tempo, alcune realtà proprio di questo settore.
Ragionavo quindi sul modo in cui questi ragazzi hanno di volta in volta affrontato il problema, trovando tutti insieme consultandosi, soluzioni intuitive per poter continuare gli allenamenti nel modo più continuativo e fedele alla normalità che la situazione consentiva.
Ad ogni decreto, ad ogni nuovo divieto imposto dal governo, questi atleti hanno risposto obbedendo, rimanendo a casa senza obiezioni, senza lamentele, impiegando la propria energia, anche quella comprensibilmente negativa dovuta al momento e che troppo spesso si trasforma in depressione e ostilità nei confronti di chiunque, in carburante da investire nel proprio sport… Anche da casa.
Sembra impossibile immaginare di riuscire ad allenare una squadra di pugili a distanza senza il contatto fisico, senza corse o allenamenti tecnici corpo a corpo di cui uno sport da combattimento è composto, eppure si può.
Ognuno nella sua casa, una stanza, un garage, una tavernetta, in diretta con tutti gli altri compagni e con il loro coach esattamente come se fossero in palestra, cose che per altri sport come nuoto, Golf, equitazione, e ovviamente gli sport di squadra non sarebbero possibili.


Questo non è un articolo ‘razzista’ nei confronti di altri sport, era solo per sottolineare che anche se la TV non ne parla perché probabilmente non fa sensazione, o non porta lo stesso introito, ci sono molte altre realtà sportive oltre al calcio che nel silenzio e senza chiedere aiuti economici al Governo, stanno andando avanti.
Ogni sportivo VERO, dilettante o professionista, ha trovato sicuramente il modo di non fermarsi pur vivendo in appartamento e senza giardino, e guardate che i veri sportivi non sono quelli tutto l’anno col culo sul divano che escono in tutina e scarpe da ginnastica solo ora con la scusa di una corsetta per eludere la quarantena, sono quelli che avete visto sempre correre nella nebbia, al buio, tutti intabarrati o in piena estate con 32 gradi.
Sono quelli a cui spontaneamente avete sempre dedicato un applauso.
Sono quelli che si allenano anche il sabato e che escono dalla palestra la sera tardi con il loro borsoni pesanti, ma con il cuore leggero di chi sa che qualunque cosa succeda domani si può affrontare, e che se non sei tu a mollare allora davvero…. Andrà tutto bene.
(Silvia Simona Biolcati Rinaldi)